23/12/2011

ET VOILA’: DEBUTTA IL PARTITO TRASVERSALE.
Con il voto finale sulla Finanziaria per il 2012 e sugli altri documenti contabili il consiglio regionale ha chiuso i battenti. Una chiusura dei lavori mai prima d’ora così intrisa di veleni e polemiche. Per la sua straordinaria importanza, la sessione di bilancio porta sempre con sé tensioni, scontri, confronti accesi tra maggioranza e minoranze come pure dentro gli stessi gruppi consiliari. Il giorno dopo, poi, le caselle di posta elettronica dei giornali vengono intasate da chiarimenti e precisazioni sulle ragioni degli uni e degli altri. E’ sempre stato così. Sempre, tranne quest’anno.
Provate a sfogliare i quotidiani oggi in edicola o a sintonizzarvi sui media regionali: il “teatrino” ha chiuso, non c’è il solito ping pong, non c’è una sola riga di soddisfazione da parte di Galasso o di indignata protesta da parte di Moretton; non si fanno vivi nemmeno Lega e UdC. Tutto bene e tutto chiaro questa volta? Non si sa nemmeno se il bilancio è stato approvato, con quali contenuti, chi ha votato a favore e chi contro. Si parla d’altro. Parla solo il presidente del consiglio regionale Franz. Parla – ma sarebbe meglio dire che è costretto a parlare – della riforma dei vitalizi e delle indennità dei consiglieri regionali che PDL,LEGA,UDC e PD, forzando la mano, hanno voluto portare al voto con un emendamento alla finanziaria. Una pessima riforma che tutti i commentatori, oggi, giudicano l’ultimo colpo di coda della casta.
Bene hanno fatto i nostri consiglieri regionali Alunni Barbarossa e Colussi a chiamarsi fuori da una partita facile ma truccata ed a contrastare il partito trasversale della restaurazione e dei privilegi che, bypassando gli impegni del presidente Tondo e dello stesso Franz, ha mandato gambe all’aria il tavolo bipartisan che avrebbe dovuto riformare, in profondità, i costi della politica abbattendo privilegi e benefit. Avrebbe dovuto riformare, non restaurare.
La maggioranza anomala, infatti, ha pervicacemente inseguito e votato una legge che dice l’esatto contrario rispetto all’equità, al rigore ed ai sacrifici cui sono stati chiamati tutti gli italiani.
Messo a segno il colpaccio, dopo gli strappi e gli inciuci, nel gran bazar della politica rappresentato dall’aula consiliare ha preso la parola il  presidente Renzo Tondo per dire:«È stata un Finanziaria difficile, il governo ci ha cambiato le carte in tavola. Io però respingo il tentativo di delegittimare la democrazia e di farci apparire come casta. Nessuno ha difeso posizioni corporative, i consiglieri sono tesi al recepimento di esigenze del territorio che si rivolge alle istituzioni per risolvere i propri problemi. Se la comunità non ci ritiene utili ci mandi a casa»
Ecco, leggere oggi i giornali con le dichiarazioni delle parti sociali e rileggere queste parole di Tondo dà il segno della distanza che separa le istituzioni dalla gente, dalla comunità.
A nostro giudizio, un lavoro serio ed approfondito del tavolo bypartisan sui costi della politica era un passaggio importante perché, proprio la capacità della politica di adottare non una legge qualsiasi ma una nuova legge sui vitalizi e sulle indennità, era visto come cartina di tornasole della capacità della politica di comprendere le esigenze che emergono dalla comunità.
Quello che è successo in Aula ha viceversa dimostrato che questi partiti e gruppi non sono più in grado di farsi carico di una situazione sociale ed economica, delle famiglie e della comunità, sempre più grave.
Oggi, anche nella nostra regione, per certi versi ben più fortunata di altre regioni, la situazione economica obbliga ciascuno di noi a fare i conti con un trend di sviluppo che si è fermato; con un potere di acquisto che si è andato via via riducendo; con un’incertezza – non solo economica ma, purtroppo, più generale – che riguarda tutti, ma soprattutto i giovani.
Se questa è la funzione della politica, mettere mano in profondità alle indennità ed ai vitalizi era una scelta essenzialmente politica. Avrebbe dimostrato la capacità del legislatore di dare senso ad una compartecipazione tra politica e società. La società regionale, le nostre famiglie e le nostre comunità esigono che anche la classe politica – a tutti i livelli – sia partecipe di un destino più generale. La politica era chiamata a fare scelte consapevoli e credibili. Il voto del consiglio regionale dice che non è stata in grado di fare né le une, né le altre.
Mettere mano a indennità e vitalizi doveva rappresentare il momento in cui si stabiliva un “patto” tra politica e comunità. Un patto da cui poteva derivare una nuova dignità e una nuova credibilità per le istituzioni e per la stessa politica. Un patto che mettesse fine ai privilegi, garantendo nuove norme e, allo stesso tempo, togliesse  spazio all’antipolitica ed alla demagogia spicciola. Purtroppo, così non è stato. Il partito trasversale ha voluto che così non fosse.

Gigi Riva, a proposito della riforma varata dal partito trasversale, chiude il suo editoriale di oggi su IL PICCOLO con queste parole:” Spiegazioni? Le solite. Diritti (leggi: privilegi) acquisiti e timore di ricorsi. Come se gli italiani (tutti gli altri) avessero potuto eccepire sulla manovra di Mario Monti che li manda in pensione più tardi o li assegna, ipso facto, al contributivo. Il presidente del Consiglio regionale Maurizio Franz ieri ha chiesto, con sprezzo del pericolo, agli organi di stampa di fare «informazione corretta» e di «non esaltare alcune tensioni dell’antipolitica». Ha difeso la «strada chiara segnata per i vitalizi» come se fosse ancora possibile, per una classe politica che ha declassato una vocazione a mestiere, richiedere tempo a un tempo ormai scaduto. Nessuno è così populista da immaginare che i rappresentanti del popolo debbano vivere nel pauperismo. Anzi: la loro tranquillità economica è (dovrebbe essere ) una garanzia di resistenza alla corruzione e permettere a chiunque, non solo a chi è ricco di famiglia, di cimentarsi nell’agone pubblico. Ma è giunta l’ora, davvero e per tutti, di cominciare a distinguere tra giusta mercede e privilegio. Tra diritto e arroganza. Soprattutto è giunto il momento di non nascondersi dietro paraventi da legulei. Perché il bene prezioso che manca alla politica si chiama credibilità. Quella che si ottiene non lasciando arrancare a troppa distanza i fatti dalle parole. “
Anche Serracchiani, oggi, si fa sentire. Ma è troppo tardi. Ancora una volta.

CRESCITA, COESIONE SOCIALE ED EQUITA’.
Crescita, coesione sociale ed equità. Tre parole che devono ritrovare cittadinanza nella nostra azione politica.
Non bastano più le parole d’ordine, gli slogans, gli annunci ad effetto tanto cari al ceto politico del Friuli Venezia Giulia.
La crisi iniziata tre anni fa non è una crisi contingente. E’ una grave crisi strutturale. La crisi di un modello economico che richiede una grande capacità di indicare gli strumenti per la ripresa.
Per fare tutto questo non basta, no che non basta, la manovra sull’IRAP decisa da Tondo. Non basta perchè non in grado di correggere le storture e le criticità del nostro tessuto imprenditoriale. Non basta soprattutto se è generalizzata, senza scelte chiare, senza priorità alcuna.
Non si può vivere giorno per giorno. E’ necessario il cambiamento vero.
Ha detto il Presidente Napolitano qualche giorno fa:”Questo Paese cresce insieme o non cresce”. Insieme, da Nord a Sud.
Il Friuli Venezia Giulia, in questi decenni, ha saputo crescere mettendo insieme crescita economica e crescita sociale. Ma la crescita sociale è il risultato di una costante azione di ricerca della condivisione attorno ai valori fondamentali, quelli che costituiscono la costituzione materiale di un popolo.
Minare questi valori, cercar di demolire il cemento che unisce la comunità, non è solo una azione politica sbagliata, ma è azione politica dannosa per il Friuli Venezia Giulia e per chi la esercita. Serve però un nuovo slancio, serve vivere con maggior convinzione la nostra autonomia speciale, innervandola di nuovi contenuti e ritrovando l’ orgoglio di appartenenza (al di là degli schieramenti) senza il quale ogni cosa finisce per l’essere solo frutto di privilegi ingiustificati.
Sarà dura – è già dura – ma ce la faremo. Assieme ce la possiamo fare.
Con la crescita e quindi con l’impegno ad elaborare una strategia che sappia creare ricchezza, lavoro, opportunità mettendo in campo le riforme che possono farci fare un passo avanti, non uno indietro.
Con la coesione sociale perchè un forte senso comunitario può reggere processi dove nessuno resti escluso.
Con l’equità per cancellare le ingiustizie e badando a non chiedere a chi già dà.
Però…c’è un però.
Se si perpetuano i privilegi non c’è equità.
Senza equità non c’è coesione sociale.
Senza coesione sociale non c’è crescita.

VERSO IL 2013.
In Friuli Venezia Giulia va avviata, in vista del 2013, una nuova stagione della politica regionale. L’attuale classe politica, ripiegata su se stessa e sui suoi interessi come raccontano le ultime ore, sta perdendo il contatto con i veri problemi e le sfide che cittadini ed imprese devono affrontare ogni giorno. Noi lavoreremo perchè questa nuova stagione politica sia aperta a tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia che vi volessero partecipare con spirito civico e passione. Per ricostruire la nostra Autonomia.

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