PIANO REGIONALE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE

Perchè tanta fretta nella revoca della delibera di approvazione?

Pochi giorni fa rispondendo in Consiglio regionale ad una mia interrogazione urgente riguardante i tempi per l’approvazione definitiva del Piano regionale per le sale cinematografiche previsto dalla L.R. 21/2006 l’assessore alla cultura Elio De Anna aveva preannunciato l’intenzione della Giunta di revocare la delibera che dava il via libero definitivo al Piano e già approvata ancora nella seduta del 22 novembre 2011. A giustificazione di questa grave decisione, grave perché questa approvazione si stava trascinando oramai da molti anni, l’Assessore aveva fatto riferimento alle recenti norme governative riguardanti le “disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” contenute nel recentissimo decreto legge 24 gennaio 2012, n.1. Norme che, nel nome della libera concorrenza, vietano ogni tipo di restrizione e limitazione alle attività economiche e commerciali. Una decisione quindi ispirata ad una prudente cautela e alla necessità di attendere in particolare l’esito parlamentare del decreto legge presentato dal governo Monti sulle liberalizzazioni.
Quello che invece non si capisce è il perché di tanta fretta nel revocare questa benedetta delibera. La Giunta regionale forse non sapeva che su iniziativa del ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi lo scorso 3 febbraio, era stato chiesto – ed ottenuto – lo stralcio del provvedimento relativo all’apertura di nuove sale cinematografiche al di sotto di 3.000 posti? Una necessità finalizzata ad una pausa di approfondimento per ascoltare le valutazioni di tutte le parti interessate a favorire uno sviluppo armonico e condiviso del settore cinematografico.
Si tratta evidentemente di una eventualità assai remota per chi conosce la grande competenza legislativa del Segretariato Generale della Giunta Tondo che ha invocato per primo la revoca di questa delibera.
La risposta a questa domanda, forse, dovremo cercarla nelle considerazioni “fuori sacco” espresse a ruota libera in aula dall’Assessore Elio De Anna il quale dopo la risposta ufficiale alla mia interrogazione ha rivelato l’esistenza di un accordo di programma stipulato il 19 ottobre 2006 fra la Regione dall’allora assessore alla pianificazione Lodovico Sonego, i Comuni di Villesse e Romans d’Isonzo e l’Elena S.r.l.  per la realizzazione di un Parco Commerciale in comune di Villesse. Un parco commerciale dove fra i tanti negozi, ristoranti, ecc. sono previste anche “attività ricreative e sportive per il tempo libero come cinematografi, palestre, centri benessere, piscine, centri per l’abbronzatura, etc.”. Accordo che, se venisse approvato l’attuale Piano regionale delle sale cinematografiche, rischierebbe di essere messo in discussione lì dove si prevedeva la realizzazione di un complesso multiplex: questo perchè il coefficiente della Provincia di Gorizia (legato al rapporto fra popolazione residente e numero di posti) risulta essere già saturato. Quindi niente nuovi schermi nel Goriziano salvo quelli previsti in deroga per le sale con non più di 800 posti.
D’altra parte è altrettanto vero – e la ricerca commissionata da Transmedia spa  sta lì a dimostrarlo – che se venisse realizzato un nuovo multiplex a Villesse (7 schermi) nel giro di poco tempo i due storici complessi Kinemax di Gorizia (3 schermi) e Monfalcone (5 schermi) saranno costretti a chiudere i battenti lasciando le due città del goriziano senza sale cinematografiche. Il bacino di utenza, infatti, è quello che è e la situazione di stasi del mercato cinematografico in Italia non cresce, anzi, l’anno scorso ha perso quasi il 15% degli spettatori. Assisteremo pertanto all’ennesimo processo di cannibalizzazione dove il più grande si mangia il più piccolo: si tratta dello stesso rapporto che esiste nel commercio, e che ben conosciamo, fra piccola e grande distribuzione. Un fenomeno gia osservato in molte città italiane negli ultimi anni.
Il Piano, di cui tutte le regioni comunque devono dotarsi obbligatoriamente, doveva servire a garantire un equilibrio armonico ed equilibrato fra i grandi complessi multiplex e le piccole e medie sale dei centri storici veri presidi culturali e sociali di centri città sempre più desertificati dallo sviluppo incontrollato dei mega centri commerciali.
La Regione Friuli Venezia Giulia non può sottrarsi a questa precisa responsabilità.
Io penso che le piccole sale di città siano una risorsa da salvaguardare, in quanto non semplici attività commerciali, ma veri e propri presidi di cultura, elemento fondante dell’identità della nostra regione. Per fortuna non sono l’unico a pensarla in questo modo: basterà ricordare l’ordine del giorno approvato dall’intero Consiglio regionale lo scorso 28 luglio 2011 e sottoscritto trasversalmente dai consiglieri regionali Gaetano Valenti (PDL), Giorgio Brandolin (PD), Federico Razzini (LEGA NORD), Franco Brussa (PD), Roberto Antonaz (RIFONDAZIONE) e Piero Colussi (CITTADINI – LIBERTA’ CIVICA). Qualche cosa vorrà pur dire. O no?

Piero Colussi Consigliere regionale Cittadini-Libertà Civica

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