13/03/2012

Una trama sottile è parsa legare, questa settimana, Alfano e Tondo: l’ipotesi/progetto di elezioni anticipate, nazionali e regionali. Perchè? Della tentazione di Alfano parla il politologo Carlo Galli, di quella di Tondo Tommaso Cerno con due editoriali che puntano l’indice sulla profonda crisi dei partiti (il PDL su tutti) e sulla loro forte tentazione di farla finita con il governo tecnico e le sue logiche e passare all’incasso dei voti residui prima che sia troppo tardi.
Ecco, Galli e Cerno delineano uno scenario forse azzardato ma non del tutto impossibile. Per restare a casa nostra ed a Tondo non pare così campata in aria l’ipotesi che il presidente stia pensando ad una sua riproposizione nel quadro di una rinnovata alleanza di centrodestra che, priva ormai della Lega Nord lanciata in splendida solitudine alla “presa” della Padania, verrebbe puntellata, questa volta, da una lista personale e da una lista c.d. autonomista.
Un voto anticipato che si giocherebbe a bocce ferme, con l’attuale legge elettorale e che, soprattutto, coglierebbe impreparate le forze politiche oggi all’opposizione regalando un indubbio vantaggio a Tondo ed alla sua nuova coalizione.
Soprattutto il PD si troverebbe spiazzato dal momento che, causa le sue gravi lacerazioni interne, non ha ancora deciso con quale alleanza, con quali uomini e soprattutto con quali programmi tentare la conquista del governo della regione.
Anticipato o meno che sia, è comunque al voto che quanti hanno a cuore la regione devono prepararsi. Prima che sia troppo tardi.
La lista civica, la sola oggi presente in consiglio regionale, deve a sua volta interrogarsi e dire se ed a quali condizioni mettere in gioco il patrimonio di credibilità conquistato in dieci anni di presenza nelle istituzioni col solo obiettivo di realizzare un coerente progetto di rilancio dell’autonomia regionale.
Non un autonomismo fine a se stesso ma un effettivo, efficace ed efficiente Governo dell’Autonomia.
Quel progetto avviato con il presidente Illy, interrotto bruscamente nel 2008, che però oggi, seppur in un contesto completamente mutato, dopo cinque anni di sostanziale stallo e di riforme fallite o solo annunciate torna prepotentemente di attualità.
I nodi sono infatti ancora tutti lì, irrisolti e, a questo punto, aggravati.
L’agenda la conosciamo: la riforma delle autonomie locali con al centro il tema delle Province e dei piccoli Comuni; il welfare e il mondo del lavoro; la formazione (dalla scuola alla ricerca, dalla cultura all’università); il credito e gli interventi a sostegno delle nostre imprese; lo sviluppo; i costi della politica.
E’ chiaro che la Lista Civica non nasce per difendere l’esistente. E’ nata per cambiare ed i cittadini ci hanno chiesto e ci chiedono ancora di contrastare la conservazione e di mettere in campo il coraggio di cambiare, cambiare, cambiare.
Il 20 giugno 2007, assieme alle liste civiche del Veneto aderenti alla Rete Civica, i Cittadini del Friuli Venezia Giulia hanno sottoscritto il Manifesto-appello agli elettori il cui ultimo capitolo si intitolava: “Il valore e l’autonomia dell’esperienza civica” ed in cui si affermava:
“L’azione civica ritiene che non possa appartenere ad alcuno la titolarità esclusiva delle forme della partecipazione democratica dei cittadini in base ad una concezione “proprietaria” della politica, e considera del tutto legittimo che la società civile possa organizzarsi in forma diverse da quelle dei partiti, specialmente nell’attuale contesto sociale e politico del nostro Paese. In questo senso, l’azione civica individua nella modalità della libera federazione  e della condivisione di programmi quella più idonea per riproporre ai cittadini la partecipazione personale alle scelte.
Il percorso dei movimenti e delle liste civiche resta autonomo, distinto e diverso rispetto all’attuale processo di formazione del Partito Democratico, che rischia di rivelarsi un’operazione pilotata di vertice e di risolversi nella semplice sommatoria di ceti politici privi di ricambio credibile.
Con ogni probabilità, le addizioni e le adesioni esterne che oggi vengono ricercate nella fase costituente del PD non basteranno, almeno nel breve periodo, a formare un partito nuovo e significativamente diverso dai modelli attuali. Infatti, la semplificazione del quadro politico che potrebbe derivarne è messa in discussione dai contrasti irrisolti sulla collocazione europea, sui temi etici, su linee programmatiche e strategie di alleanze.
Anche per questo è oggi più che mai necessaria una presenza organizzata e coordinata di movimenti e delle liste civiche per offrire ai cittadini un’alternativa politica a misura delle persone e dei territori, forme diverse di partecipazione diretta e coinvolgimento dei cittadini per contrastare il crescente astensionismo, rappresentando un’area di consenso moderata e riformatrice che specialmente a Nordest oggi reclama con forza interlocutori credibili e soggetti politici capaci di ascolto, di dialogo, di sintesi efficaci di valori e di interessi, con una classe dirigente espressione riconosciuta e autentica del territorio.
Pertanto, sempre più i cittadini devono essere protagonisti e farsi carico responsabilmente degli interessi e delle speranze delle comunità in cui vivono.”
Dopo cinque anni, parole di estrema attualità.
Ogni decisione, in vista del prossimo futuro, dovrà ripartire da qui.

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