27/03/2012

Verrebbe voglia di lasciare questa pagina in bianco ma avvertiamo la responsabilità di dire la nostra grande preoccupazione per cosa succede (o, meglio, non succede) nella nostra regione.
Dopo che il presidente del Veneto Zaia ha dichiarato che il Corridoio Baltico-Adriatico non deve passare per Capodistria, mettendosi di traverso alle strategie della nostra regione; dopo che il governo sloveno ha dichiarato che non rientra nei suoi progetti il raddoppio della centrale nucleare di Krscko, sbattendo la porta in faccia a Tondo, ci mancava il flop del vino “Friulano” a Vinitaly per dare una nuova scossa alla già debole, impacciata e declinante compagine politica che governa la regione.
I numerosi segnali di questa progressiva caduta arrivati negli ultimi mesi perdurano ancor oggi, aggravati dalla recessione economica che colpisce duro anche il sistema-regione.
Siamo in grado di dire in quale settore il Friuli Venezia Giulia di oggi è in grado di eccellere o, almeno, di distinguersi dal contesto nazionale? Difficile se non impossibile dare una risposta. Più facile prendere atto che è prevalente la tattica sulla strategia e che i problemi si affrontano via via che si presentano. Senza una visione di lungo respiro.
Un eccesso di pessimismo? Può anche essere ma ignorare che è questa la realtà sarebbe ancor più grave e non consentirebbe quella sterzata non più rinviabile.
Onestà vuole che non si denunci solo la pochezza della maggioranza di centrodestra dovendo prendere atto che, anche le forze politiche oggi all’opposizione, poco o nulla riescono ad incidere strette come sono tra contraddizioni e conflitti interni e incertezze sul futuro immediato. Anche sotto il profilo programmatico.
Le stesse elezioni amministrative del 6 maggio stanno per consegnarci uno scenario avulso dal contesto e dai contenuti del confronto in atto a livello nazionale. La politica nostrana tende a ripercorrere strade che hanno già dimostrato la loro inadeguatezza ad esprimere un chiaro e coerente programma per il governo dei nostri Comuni e della stessa regione. Peggio ancora: come nel resto del Nord, il Friuli Venezia Giulia è asservito alle logiche padane ed è costretto a far da vetrina alle scempiaggini ed alle parole d’ordine di Calderoli.
Di qua e di là i due maggiori partiti, PDL e PD, si confermano giganti dai piedi d’argilla, il vero handicap del bipolarismo nostrano.
Sì, perchè se il PDL e Tondo, con una prospettiva di mera gestione del potere, stanno facendo i salti mortali per riagguantare l’alleanza con la Lega Nord, dall’altro il PD, specie dopo il congresso dei Comunisti Italiani svoltosi ieri, parrebbe a sua volta rincorrere l’appoggio del jurassico Spetic per la costruzione di un’alleanza fallita già nei numeri prima ancora che sulla carta.
Se a questo quadro aggiungiamo che, anche per i comportamenti irresponsabili di altre regioni a statuto speciale, si stanno progressivamente indebolendo le ragioni della stessa autonomia speciale del Friuli Venezia Giulia, le cause della nostra preoccupazione sono chiare a tutti.
Se poi accanto alle altrui responsabilità, dovessimo misurare la nostra capacità di autogoverno col metro delle leggi regionali impugnate per vizio di incostituzionalità, beh, anche il Friuli Venezia Giulia porterebbe pesanti responsabilità nel crescente giudizio negativo espresso su scala nazionale nei confronti delle autonomie speciali.
La cosa più urgente da fare allora, da subito, è almeno rimettere al centro del nostro impegno la riscoperta, la difesa e la valorizzazione della specialità statutaria del Friuli Venezia Giulia, assumendo iniziative coraggiose anche nei confronti del Governo nazionale.
In una fase delicata come questa, ogni iniziativa rivolta a definire un percorso di difesa e valorizzazione della nostra Autonomia è una buona iniziativa.
In tal senso, lo stesso scontro politico e il confronto tra maggioranza e opposizione dovrebbero dismettere triti clichè (qualcuno ironizza sugli stucchevoli e stancanti duetti giornalieri dei nostrani cip-pd e ciop-pdl) e svilupparsi riscoprendo e rafforzando quel “comune sentire” circa il valore dell’Autonomia quale patrimonio di tutti i nostri corregionali.
Un “comune sentire” che nulla ha a che spartire con il linguaggio ed i comportamenti di questa Lega Nord ma neanche con quelli di una sinistra perennemente rivolta al passato.
Con questo Governo infatti, diversamente da come si è fatto talora con i Governi precedenti, dobbiamo saper mantenere un atteggiamento rigoroso, serio e improntato alla dignità per rivendicare e rinegoziare più ampi margini di autogoverno per il Friuli Venezia Giulia, se del caso ricontrattando gli impegni finanziari assunti nel processo di attuazione del federalismo fiscale.
Soprattutto gli ultimi mesi registrano, accentuati, i segnali di una diffusa crescita del disagio e della rabbia della nostra gente nei confronti della politica e delle istituzioni. Prevale la paura del futuro, la preoccupazione per il venir meno di certezze acquisite.
Soprattutto i partiti, in primis i partiti del Nord, sono accusati di aver tradito la promessa del cambiamento, dell’ammodernamento, della moralizzazione, del federalismo.
Il problema è che proprio quella Lega oggi di nuovo sulle barricate, dopo la fine della c.d. prima repubblica e dopo decenni di grandi responsabilità anche nel governo nazionale, era stato il destinatario principale di questo mandato popolare. Che ne è rimasto?

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