03/05/2012

A due giorni dal voto delle elezioni amministrative del 6 maggio si può affermare che i partiti tradizionali, i cosiddetti grandi partiti e i loro cavalier serventi, hanno perso ancora una volta l’occasione per dare le risposte che l’opinione pubblica attende da tempo, anzi pretende.
Impegnati per lo più a consolidare o solo a conservare la propria presa sui governi locali, non hanno fatto niente per arginare, proprio sul voto che più interessa il cittadino, quello per il Comune, la vera e propria ondata di protesta che sta per abbattersi su tutto e tutti e che colpirà, stavolta, con la prevista, massiccia astensione, anche le amministrazioni locali.
Come se il tempo non fosse ampiamente scaduto, abbiamo assistito alle ormai consunte sfilate di capi e capetti di partito con le sole eccezioni rappresentate dalla versione nuovamente barricadera della Lega Nord in funzione della conta interna tra maroniani e bossiani ed il Grillo-show.
Un pessimo biglietto da visita per partiti che, dopo aver seppellito la “seconda repubblica”, si candidano alla guida della “terza”.
Questo grazie alle coalizioni messe in campo che, per una pigrizia “politica” non giustificabile, hanno finito per riprodurre in fotocopia le alleanze già viste all’opera e fallite in passato alimentando lo sconcerto, il senso di impotenza, la confusione e anche la rabbia della gente.
A dire il vero sono sbocciate in tanti comuni, tante liste civiche, qualche volta autentiche espressioni della società civile, il più delle volte costruite a tavolino.
Ecco, anche in questa occasione i politici di lungo corso hanno dimostrato che un ciclo si deve chiudere e, soprattutto, che prima si chiude e meglio è.
Chi all’esperienza civica ha creduto e crede davvero non può restare indifferente nei confronti di quello che altro non è se non l’ennesimo assalto al potere locale da parte di un ceto politico che non si rassegna alla perdita del potere personale o di gruppo e, attraverso liste civetta, tenta di arginare la voglia prepotente di cambiamento della nostra gente.
Una lezione da tenere a mente in vista della costruzione di un indispensabile progetto civico per le elezioni regionali del prossimo anno.

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