23/05/2012

Diciamolo francamente che fanno una certa impressione le valutazioni a caldo dei vari leaders dei partiti  nazionali difronte al terremoto che ha scosso il sistema dalle fondamenta. La semplificazione più usata dai commentatori è stata “Parma è di Grillo, Orlando trionfa a Palermo, la Lega scompare”: se non è un terremoto cos’è?
Il dato ancor più impressionante è però quello della fuga dal voto: quasi la metà degli elettori ha deciso di boicottare i seggi e questo dato dice che una certa politica, questa politica di questi partiti, è ormai minoranza nel Paese, “senza se e senza ma”. Altro che il “senza se e senza ma” di Bersani o, ancora, la sua interpretazione dell’astensione come un nuovo passo dell’Italia in direzione degli standards europei. Uno struzzo non avrebbe potuto fare meglio.
Vedremo nei prossimi giorni e mesi cosa si inventeranno Berlusconi ed i maggiorenti del PdL per tentare di arginare la disintegrazione del partito del predellino; la Lega ci sta pensando con l’aiuto della magistratura. L’autoproclamatosi vincitore di questa tornata, il PD, farebbe bene a non sopravvalutare il suo risultato ed a capire il significato più profondo di un voto che a Genova elegge sindaco chi ha battuto il candidato del PD alle primarie, a Palermo il candidato contrapposto al candidato ufficiale del PD, a Parma il candidato del Movimento 5 stelle nel ballottaggio contro il candidato del PD e dell’intero centrosinistra. Veramente difficile concordare su quel “senza se e senza ma”. Può andar bene per rincuorare le truppe, non certamente per convincere il Paese.
Le prossime settimane ci diranno quale conseguenza avranno questi numeri in Friuli Venezia Giulia e come reagiranno i “nostri”. Vedremo se avranno capito la lezione e se sapranno prestare ascolto alla imponente spallata di domenica e lunedì. Anche in Friuli Venezia Giulia sono chiamati a dire da che parte stanno: dalla parte della Casta o da quella della gente comune. Se vogliono il cambiamento non hanno molto tempo a disposizione. Il tempo stringe e le riforme pretese dalla nostra gente e sistematicamente insabbiate dal più tenace consociativismo non sono più rinviabili.
Non servono tante cose: via i privilegi, via i vitalizi, via i politici a vita, spalancare porte e finestre dei palazzi del potere, semplificare il sistema, chiudere con il clientelismo e la spartizione delle poltrone riformando il sistema delle nomine, cambiare il sistema istituzionale. Si può e si deve. Con i fatti, adesso, perchè i comunicati stampa non bastano più. Il tempo a disposizione è poco. Da qui a fine anno. Un’altra politica è possibile e se non ne saranno capaci questi partiti ci penseranno i nostri corregionali a trovare una via d’uscita. Parma insegna che si può fare. Può farlo anche il Friuli Venezia Giulia.

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