LA RIFORMA DELLE PROVINCE

A far notizia non dovrebbe essere l’impugnativa del Governo della LR n. 3 del 9 marzo 2012 “Norme urgenti in materia di autonomie locali”. È l’inevitabile esito, da noi ampiamente previsto, di una disciplina delle modalità di elezione, formazione e composizione degli organi di governo delle Province difforme rispetto alle disposizioni introdotte dal decreto legge n. 201/2011.
A far notizia dovrebbero essere invece, a due mesi dall’approvazione della legge regionale, i risultati della concertazione in salsa friulana avviata dall’assessore alle Autonomie locali Garlatti e prodromica alla rapida presentazione di un disegno di legge di riforma. Concertazione che prevedeva l’istituzione di due tavoli distinti. Un tavolo Regione-Comuni ed un tavolo Regione-Province.
Ebbene questi tavoli, se pur formalmente costituiti, non si sono ancora neppure riuniti! Sarà forse perché in realtà, per ciò che attiene le Province, la “rivoluzionaria” riforma che verrà partorita da questa maggioranza consisterà al più nell’attribuzione alle Province di qualche nuova competenza dismessa dalla Regione o da qualche ente inutile?

Il gruppo consiliare Cittadini Libertà Civica crede, all’opposto, che la nostra Regione Autonoma, avendo competenza primaria in materia di ordinamento degli enti locali, non dovrebbe perdere l’occasione per portare a compimento il percorso riformista avviato con la legge regionale 1/2006 (Principi e norme fondamentali del sistema Regione – autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia) affrontando una volta per tutte il problema del governo di area vasta.
La possibilità di mettere in discussione il ruolo delle Province rende oggi più facile che nel 2006 affrontare tale problema.
In quest’ottica non si tratta, a nostro avviso, di abolire le Province, ma di modificarle in modo sostanziale. Di modificarne la natura. Proprio perché possano concorrere a risolvere le problematiche di area vasta (che certamente non troverebbero soluzione con l’abolizione delle Province).
In questo senso, prima di discutere delle modalità elettive, vanno delineati i tratti essenziali che l’ente provinciale dovrebbe assumere e che a nostro avviso potrebbero essere i seguenti:
1) un ente essenzialmente sburocratizzato e privo di competenze di amministrazione attiva. Amministrazione attiva che deve competere essenzialmente ai Comuni in forma singola ed associata;
2) un ente la cui competenza si risolva nell’essenziale funzione di coordinamento e di programmazione degli interventi di area vasta.

Se veramente si vuole attuare una riforma delle Province in questa legislatura il tempo degli annunci si è ormai consumato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *