FERMI AL PALO TRE PROGETTI STRATEGICI PER TRIESTE E LA REGIONE

Sarà stato l’effetto dei fischi che il ministro delle Infrastrutture si è beccato dai costruttori esasperati per le tante, troppo promesse non mantenute, fatto sta che il ministro Altero Matteoli ed il suo collega dello Sviluppo economico Paolo Romani hanno protestato vivacemente per i tagli imposti da Giulio Tremonti che rischiano di provocare il blocco dei cantieri e dei contratti già firmati per numerose opere pubbliche sull’intero territorio nazionale. Una su tutte: il ponte sullo Stretto di Messina che da solo, in caso di stop, per penali, cause civili, arbitrati, ricorsi, progetti fatti e già pagati potrebbe costare allo Stato 800 milioni. Accanto ai tagli sul Fondo Infrastrutture, altri interessano l’edilizia scolastica, le linee di alta velocità, la viabilità. Lo stesso CIPE vedrà pesantemente tagliati i fondi, anche per interventi già finanziati.
Trieste e il Friuli Venezia Giulia, a dire il vero, non dovrebbero temere nulla dai tagli al CIPE visto che, a tutt’oggi, nel programma di infrastrutture strategiche su scala nazionale finanziato per un importo di 7 miliardi di euro varato nell’ ultima seduta del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, contrariamente alle promesse, da ultima quella del ministro Frattini alla vigilia del voto per l’elezione del Sindaco di Trieste, del finanziamento di 30 milioni di euro per la realizzazione della piattaforma logistica del porto di Trieste ancora una volta non c’è traccia. Se a questo ennesimo voltafaccia aggiungiamo le incertezze che tuttora pesano sul reperimento dei soldi necessari per cantierare la terza corsia dell’A4 ed il sostanziale blocco del progetto Unicredit-Maersk per il Porto di Trieste  appare sempre più evidente, da un lato che il Governo Berlusconi non considera più Trieste quale polo della portualità di interesse nazionale ed il Friuli Venezia Giulia strategico per i collegamenti con il Centro – EstEuropa , dall’altra che la Giunta regionale e lo stesso presidente Tondo non hanno più voce in capitolo in sede nazionale e che paghiamo a caro prezzo le indecisioni a livello locale. Così stando le cose, nell’interesse di Trieste e della regione è necessaria e non più rinviabile l’apertura di una decisa fase di mobilitazione e contestazione che veda unite le Istituzioni cittadine, le categorie economiche e le forze politiche responsabili contro un Governo che considera i suoi impegni carta straccia e si fa beffe di una Città e di una regione.

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