TONDO E IL RIFORMISMO DI FACCIATA

Se, nelle pause di riflessione sotto l’ombrellone concesse dal mese di agosto, doveste ritrovarvi a cercare tracce della presunta azione riformista del Presidente Tondo, ci sentiamo di suggerirvi di non perdere tempo sugli ultimi provvedimenti del mese di luglio.
Il Disegno di legge 208 “Interventi di razionalizzazione e riordino di enti,aziende e agenzie della Regione”, che avrebbe dovuto essere il caposaldo dell’azione riformista di Tondo, ha prodotto risultati a dir poco deludenti:
la promessa razionalizzazione dell’attività delle Ater si conclude con una legge che nulla stabilisce, ma bensì affida alla Giunta regionale, o forse alla Direzione regionale di concerto con gli attuali direttori delle 5 Ater, o forse ad un Commissario (Sic !) l’incarico di formulare/attuare proposte per un nuovo modello organizzativo e di funzionamento.
La riforma della governance degli Enti regionali per il diritto allo studio universitario ha finito per diventare una sostituzione peggiorativa, oltremodo affrettata e confusa, della precedente norma che aveva dato prova di buon funzionamento.
E da ultimo non possiamo non evidenziare l’assolutamente inutile soppressione dell’Agenzia regionale del lavoro, tanto che tutte le funzioni e personale della stessa saranno all’opera nell’ambito di un nuovo Servizio regionale.
Certo, nonostante la delusione rispetto a questo provvedimento, i più temerari potrebbero continuare a cercare tracce riformiste nel tanto atteso e finalmente depositato Disegno di legge 216 “Riordino istituzionale e organizzativo del Servizio sanitario regionale”. Purtroppo, anche in questo caso, siamo ben lontani dalla formulazione di una proposta veramente riformista. Nel testo che alleghiamo stupisce prima di tutto la povertà dell’analisi che viene svolta nella relazione di presentazione della proposta di legge, ma soprattutto, giusto o sbagliato che fosse, lo schema di riforma che si basava sull’Azienda territoriale unica e sul passaggio degli ospedali di rete dalle Aziende territoriali a quelle ospedaliere è stato rimesso nel cassetto. Cosa rimane? Le aziende territoriali vengono ridotte a tre e l’ambito territoriale dei distretti diviene più ampio: insomma una modifica meramente quantitativa.
Potremmo concludere che, nell’epoca dello spread, il Presidente Tondo sia in generale afflitto da una sorta di riformismo “numerico”, ovvero una forma patologica di riformismo che lo induce in ogni occasione pubblica a “dare i numeri”: 2 assessori in meno, 600 milioni di debito in meno (ma in realtà non è così!), 3 Aziende territoriali in meno (ma dal 2014!), 10 consiglieri regionali in meno (forse!), 1 Erdisu in meno (ma con due sedi operative!) ecc.
Insomma se per Tondo riformare vuol dire ridurre numericamente, ci auguriamo che i cittadini nel 2013 sceglieranno una proposta politica che, oltre alla dovuta attenzione ai numeri, sia realmente moderna ed innovativa sul piano dei contenuti.
Gruppo consiliare Cittadini – Libertà Civica

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