ABBATTERE I COSTI DELLA POLITICA I CITTADINI INDICANO DODICI PUNTI

È l’ora dei costi della politica. Da Roma a Trieste. Sarà la volta buona? O dopo l’ennesimo effetto-annuncio tutto resterà come prima? Diciamolo forte e chiaro: sarebbe insopportabile se prevalesse ancora questa volta il bla bla bla inconcludente cui ci hanno abituato ormai da troppi anni. Insopportabile soprattutto nei confronti dei giovani con contratto a termine; dei lavoratori con contratto di solidarietà, in cassa integrazione o in mobilità;  dei pensionati al minimo; dei senza casa e dei nuovi poveri prodotti dalla crisi economica. Continua a leggere

UFFICIO ISPETTORATO DELLE FORESTE FATISCENTE. CHE FA LA GIUNTA REGIONALE?

L’oggetto dell’interpellanza riguarda l’Ispettorato ripartizione foreste di Trieste e Gorizia con sede nel capoluogo giuliano. Il perché è presto detto: la struttura che ospita gli uffici è fatiscente e pertanto, il capogruppo in consiglio regionale di Cittadini-Libertà Civica Stefano Alunni Barbarossa ha deciso di interpellare la Giunta regionale per conoscere le valutazioni dell’esecutivo sulla situazione descritta e le iniziative che ritiene di dover urgentemente assumere in merito. Continua a leggere

NIENTE FONDI PER IL CENTRO SUI DISTURBI ALIMENTARI DI SAN VITO

Futuro sempre più incerto per la struttura residenziale dedicata ai disturbi alimentari (anoressia e bulimia) di San Vito al Tagliamento. L’emendamento presentato dal consigliere regionale Piero Colussi (Cittadini-Libertà Civica) durante la discussione in Prima Commissione finalizzato a finanziare con 500 mila euro l’assunzione del personale (infermieristico e medico) indispensabile per l’avvio di questa importante struttura non è stato accolto dall’assessore regionale Kosic. Continua a leggere

POCHE RISORSE PER LA CULTURA NELLA VARIAZIONE DI BILANCIO DELLA REGIONE

Nonostante le promesse solenni della maggioranza di garantire un riequilibrio dei fondi per le attività e i beni culturali da effettuarsi in occasione delle prossime variazioni di bilancio un primo sguardo ai dati finora disponibili non sembrano promettere niente di buono. Infatti, i capitoli di spesa afferenti all’assessore regionale Elio De Anna in materia di sport, cultura, attività ricreative, lingue minoritarie, corregionali all’estero, complessivamente hanno a disposizione solo 2 milioni  614 mila euro del totale della manovra che sfiora invece i 187 milioni di euro. Continua a leggere

NON PIÙ TOLLERABILI I BLACK OUT INFORMATICI NEL SETTORE SANITARIO

Purtroppo ciò che è accaduto lunedì 14 febbraio negli Ospedali ed Aziende sanitarie della nostra Regione è solo la punta dell’iceberg di una serie di disservizi informatici che, come più volte denunciato dagli stessi responsabili delle strutture sanitarie, hanno un preoccupante tasso di ripetitività.
Credo comunque che il caso specifico, un vero e proprio black out informatico di una giornata protrattosi in parte anche nella giornata successiva, dovrà essere adeguatamente motivato.
A questo proposito ho presentato un’interpellanza urgente alla Giunta regionale.
Visto che la Regione deve esercitare su Insiel, società in house regionale, un controllo analogo a quello che esercita sui propri Servizi, vorrei sapere dalla Regione se corrisponda al vero la versione fornita da Insiel. E se, come dice l’Azienda, un così pesante black out è derivato da un programmato adeguamento software, vorrei sapere per quali ragioni non vi sia stata la capacità di organizzare per tempo un presidio adeguato a tutela dell’utenza, che avrebbe ben potuto essere preventivamente informata in merito a possibili disservizi.
Nonostante il lunedì rappresenti notoriamente una giornata ad alta intensità di prestazioni, in assenza di qualsiasi comunicazione preventiva, i cittadini hanno dovuto rinunciare alle ordinarie attività di prenotazione visite ad esami, pagamento ticket, acquisizione referti.
Per queste ragioni ho ritenuto opportuno chiedere alla Regione di avviare, ai sensi dell’articolo 8 della legge regionale 9/2011, adeguate azioni di vigilanza nei confronti di Insiel.

Piero Colussi Consigliere regionale Cittadini-Libertà Civica

LE ELEZIONI DEL 6 E 7 MAGGIO ED IL RUOLO DEI “CITTADINI-LIBERTA’ CIVICA”

È ora di far spazio e dare fiducia ad amministratori preparati
Si rinnovano i Consigli Comunali e si eleggono Sindaci in numerose comunità ed i gruppi che fanno riferimento a Libertà civica – Cittadini FVG hanno ritenuto ovunque che fossero necessarie candidature ed alleanze per dare un riferimento esperto e conosciuto in alternativa alla coalizione dei partiti già al governo dei nostro Comuni.

Ci vogliono entusiasmo, carica, forza morale, oltre che esperienza per superare le gravi difficoltà in cui siamo stati messi da un sistema predatorio e sperperatore. Molti si sono chiesti, in riferimento alla storia che ormai il nostro Movimento Civico ha in Friuli Venezia Giulia: perché non riprovarci? Perché non cogliere l’opportunità delle elezioni amministrative per un profondo rinnovamento che in molti ritengono urgente?

Finte liste civiche nascondono vecchi vizi e partiti invecchiati
E’ una occasione importante, anche in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. E’ l’occasione per togliere le incrostazioni della politica locale che appesantiscono l’amministrazione e peggiorano i servizi alla persona.
Sono passati vent’anni  e troppi politici di professione hanno perso lo smalto e la genuinità degli inizi ed hanno finito per  riproporre i vecchi  vizi del potere. In peggio. Rivediamo oggi uno spettacolo indecente: la boria e la supponenza; il distacco dai bisogni collettivi; la perpetuazione della propria presenza; il nepotismo; lo smarrimento del buon senso.
Tra rancori e litigi personali è finito un ciclo politico. Le persone che trovate nelle liste concorrenti sono le stesse che negli ultimi anni si sono divise su tutto lavando i panni sporchi in piazza. Oggi si ripresentano insieme nascondendosi dietro a finte liste civiche per non usare simboli di partito che evidentemente creano vergogna ed imbarazzo.
A questo sono arrivati: a vergognarsi della propria identità! E le numerose liste civiche dietro cui si nascondono certi partiti? Sono solo liste civetta: nuove maschere per nascondere, malamente, vecchi vizi. Nella speranza che gli elettori siano distratti.

Mondo vecchio e mondo nuovo
Il mondo è cambiato, ma a quanto pare nessuno degli amministratori appartenenti ad un sistema che non vuol finire è stato in grado di fare un esame del proprio (fallimentare) operato. Evidentemente non sono in grado di rivedere scelte che potevano forse andar bene in una fase di forte sviluppo economico, non certo nella fase recessiva – di grave crisi –  nella quale da qualche anno ci troviamo. In loro non c’è visione, non c’è strategia. Manca lo sguardo lungo verso il futuro. Manca la freschezza delle idee e l’entusiasmo.
Manca il coraggio.
Dopo vent’anni ininterrotti alla guida della stessa Amministrazione la politica diventa un mestiere, non è più passione civile, e lo scopo principale non è più quello di migliorare il proprio paese, ma di sopravvivere a se stessi e mantenere i propri grassi privilegi.

Le elezioni del 6 e 7 maggio: occasione propizia per il rinnovamento.
Si rende necessario un profondo rinnovamento di mentalità e di persone favorendo il cambiamento e scegliendo l’unica vera alternativa esistente.
I  gruppi Libertà civica – Cittadini FVG hanno scelto di presentarsi direttamente ad Aviano e a Duino Aurisina o di esprimere il candidato sindaco di una nuova coalizione ad Azzano X o di partecipare a coalizioni dove il valore del civismo sia preponderante come nel caso di Maniago e Casarsa.
Queste e tutte le sopravvenienti elezioni impongono una alternativa secca: o assumersi la responsabilità di un radicale cambiamento di rotta, o accettare supinamente il ritorno delle vecchie maschere.
Un cittadino, una cittadina, degni di questo nome e consci della posta in gioco, sanno che fare.

LISTE CIVICHE NEL PORDENONESE

I risultati elettorali in Provincia di Pordenone sono sotto gli occhi di tutti: il ruolo delle liste civiche, in coalizione con il centrosinistra, è stato significativo ed essenziale per la vittoria. Sono stati conquistati Comuni da molto tempo in mano al centrodestra, come Azzano X eCasarsa dove Marco Putto e Lavinia Clarotto hanno sorpreso un po’ tutti. In altre votazioni si sono conseguiti risultati di tutto rispetto: a Maniago a sostegno di Francesco Busetto  ed anche Aviano dove correva da solo Bruno Tassan Chiaret. Altro dato essenziale, che si affianca a precedenti esperienze come San Vito al Tagliamento, Zoppola e Sacile, per non parlare di Pordenone è costituito dalla consistenza numerica dei voti conseguiti  dalle liste civiche: esse segnano ormai una presenza costante e forte nel panorama del Friuli Occidentale. Un dato del quale, in prospettiva futura, non si potrà non tener conto.

Verso il voto regionale del 2013
Tanto più che le elezioni della nostra Regione sono dietro l’angolo: il 2013 è alle porte.
Sono queste le considerazioni di Piero Colussi, consigliere regionale della lista Cittadini-Libertà Civica a qualche giorno dal risultato delle urne. “E’ necessario pensare ad una unione più stretta tra le diverse esperienze delle liste civiche, dove ci sono notevoli energie positive, di cui la Regione avrà assoluto bisogno dopo l’infelice amministrazione Tondo. Bisogna pensare ad una federazione dei gruppi civici, ad una rete in cui l’esperienza dei Cittadini e di Libertà Civica può essere un punto di riferimento con la sua esperienza oramai decennale. Penso ad un progetto da mettere in campo da subito, per dar vita ad un soggetto politico-e-civico che sia protagonista nella prossima tornata elettorale. Non c’è più tempo da perdere.”.

Il trucco delle liste civetta
Il gradimento di alcuni partiti è sceso così in basso che hanno pensato di nascondersi dietro l’aggettivo civico.
Il gioco è stato smascherato dagli stessi elettori: le hanno bocciate inesorabilmente, riconoscendo con facilità i soliti personaggi che vi si nascondevano. Male e goffamente, si direbbe.

Il numero dei votanti: solo 6 su 10.
La diminuzione della partecipazione al voto è un dramma, perché indica uno scarto negativo tra cittadini e gestione della cosa pubblica. E’ qui che bisogna intervenire, lavorando perché la partecipazione alla vita politica aumenti. Una comunità regge solo se i cittadini sentono come propria la gestione di quello che è di tutti: comune, appunto.
Tanto più che la attuale e prolungata crisi spinge alla riscoperta della cooperazione e della solidarietà, alla imposizione della sobrietà agli uomini politici. In questo senso ribadiamo la nostra assoluta contrarietà a mantenere vitalizi e poteri incontrollati nella scelta delle cariche in società pubbliche nella nostra regione. Qui è la radice della disaffezione dalla politica: quando si vede che, in una crisi nera, ci sono alcuni che vogliono mantenere i loro privilegi. A destra, ma purtroppo anche a sinistra.

Piero Colussi (Cittadini-Libertà Civica)

ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2012

Lo struzzo ha messo casa in Friuli Venezia Giulia. Lunedì sera, neanche terminato lo spoglio dei voti, se da un lato il centrodestra, incurante del tracollo politico-elettorale ed aggrappandosi all’anomalo risultato di Gorizia ha parlato di modello Romoli -Tondo da confermare alle regionali del 2013, dall’altro il PD ha continuato, come se un vistoso segno meno non comparisse anche davanti al simbolo di quel partito, nella incredibile zuffa sul nome del “suo” candidato. Come se nulla fosse successo; come se non dicesse nulla la massiccia diserzione dai seggi; peggio, come se la sberla al “sistema” che chi ha votato ha voluto infilare nell’urna non fosse probabilmente solo l’assaggio di quelle che, in mancanza di un radicale cambio di passo, ci riserverà l’urna prossima ventura. E c’è ancora chi insiste nel considerare la leadership di una coalizione un fatto interno al partito, roba dei caminetti della c.d. prima repubblica!
Nossignori! Così non si fa un passo avanti. Soprattutto non si fa fare un passo avanti al Paese, alla regione, ai cittadini del Friuli Venezia Giulia.
Ed a proposito della inamovibilità di un ceto politico che, a dispetto di tutto e tutti, pretende di perpetrarsi ancora in nuove posizioni di potere sbarrando la strada ad ogni ricambio e rinnovamento, il nuovo direttore del Messaggero Veneto ieri ha scritto:”Il grado di insofferenza è talmente elevato da non consentire ai mestieranti in fuga, di qualunque colore essi siano, di mimetizzarsi. Vale anche per il centrosinistra, alle prese con le rituali convulsioni nell’approssimarsi ala scelta del candidato da opporre al governatore Tondo. Una generazione che ha sempre vissuto di politica, e che ancora vorrebbe, pretende di dettare le regole e agita il dibattito. Non si rende conto, pur potendosi ritirare in una quiescenza dorata, che quel che serve al centrosinistra oggi è il cambio di passo che la debâcle pordenonese del centrodestra ha indicato a tutti. Vince chi cambia, chi rinnova, chi spezza il ritmo del passato e annuncia un nuovo slancio verso il futuro. Oppure vince, con merito, Beppe Grillo.”
Ecco, noi Cittadini che, nonostante tutto e resistendo a chi ci vorrebbe afoni e subalterni, abbiamo guardato e guardiamo “naturalmente”, “ancora” a questo PD per un nuovo progetto riformatore e per scrivere insieme una nuova pagina della vita del Friuli Venezia Giulia, sottoscriviamo queste parole di Omar Monestier. Le sentiamo nostre a tal punto da piantare proprio questo paletto sul terreno del confronto, se e quando ci sarà, sul modo di essere e sui progetti di una coalizione nella quale le persone ed il loro vissuto contano. Eccome se contano. Prima di ogni tessera.
Ecco perchè non intendiamo partecipare al gioco della torre che altri prediligono e non vogliamo sentir parlare solo di organigrammi e di posti da spartire (oggi Bruno Zvech, già segretario regionale del PD vincitore delle primarie interne contro Moretton, parla di “partito in balia del carrierismo”).
Non ci interessa dire qui che una lezione importante il PD (quello senza la L come ha detto Orlando) dovrebbe averla imparata dal voto di domenica se avrà saputo riflettere sul perchè in tanti Comuni le liste civiche hanno fatto la differenza e sul perchè, in altri Comuni, altre liste civiche hanno alla fine deciso di presentarsi da sole al giudizio degli elettori, fuori da ogni coalizione.
Adesso è il momento di guardare avanti e di partire dalle cose da fare, da un programma utile alla gente del Friuli Venezia Giulia. Vogliamo si riparta dal Friuli Venezia Giulia.
Non saremo spettatori muti né servi schiocchi. A prescindere.

Link ai RISULTATI ELETTORALI
http://amministrative2012.regione.fvg.it/

IL RITORNO DI ILLY È DIFFICILE MA NON IMPOSSIBILE

Malattia, fondatore della civica a sostegno del re del caffé, invoca un leader vero: «La candidatura di Riccardo sarebbe un bene. Ma il Pd vuole un suo uomo»

Bruno Malattia, dal suo cono d’ombra, osserva la scena con un certo distacco. La politica non lo tenta: già dato. Perché ora lo amareggia: «Spero in uno tsunami che azzeri tutto». Non gli piace il Pd che sceglie le primarie di partito, seppur aperte ai simpatizzanti, e le definisce «una burla»: tanto basterebbe, afferma, per favorire Tondo. Quanto al 2013, invoca un vero leader e dice che Riccardo Illy «è un’ipotesi difficile, ma non impossibile». Deluso, certo, ma pronto a giocare le sue carte: la lista civica dei Cittadini, “ha ancora molto da dare”. Avvocato, consigliere regionale nell’era Illy, ha fondato nel 2002 “Una regione in comune” di cui è ancora presidente. L’humus che ha preparato la discesa in campo dell’industriale del caffè.
Le manca la politica? È stata un’esperienza esaltante ma non mi manca, perché ciò che la lista civica dei Cittadini voleva introdurre nella vita pubblica del Friuli Venezia Giulia ha trovato resistenze inconciliabili di chi vuole difendere l’esistente, come Margherita a Forza Italia. Mi riferisco a temi come il limite dei mandati o la trasparenza nelle nomine per mandare avanti i migliori e non chi è fedele al partito.
Qual è il suo giudizio sul quadro attuale? Siamo fermi, non c’è alcun segnale di novità, sia dal punto di vista del ceto politico, sia per la qualità del dibattito. Tanto più grave in una Regione autonoma.
Cosa si augura per le prossime elezioni? Uno tsunami che azzeri tutto. Ma ciò non avverrà e quindi mi auspico che gli elettori non si astengano al voto, ma individuino ciò che davvero rappresenta la novità.
Chi potrebbe essere? Siamo in attesa di un leader. Si è parlato di Bolzonello. Non credo che riuscirà a districarsi, visto che il Pd vuole le primarie di partito e poi farà quelle di coalizione. Un’autentica burla: si arroccano al proprio interno per presentarsi poi agli alleati con candidati deboli.

Mentre il Pd punta alle primarie interne le altre forze di sinistra prendono le distanze. È un autogol? Vivono nelle contraddizioni, è un dato genetico: il Pd è sempre stato un’alchimia difficile da realizzare. Ds e Margherita sono due cose vecchie che non possono fare una cosa nuova.

Tondo potrebbe trarne vantaggio nella corsa per il 2013? Il Fvg è sempre stata una regione conservatrice. Quindi Tondo, in questo immobilismo, ha serie possibilità di vincere. E ciò nonostante quattro anni di delusioni. Rispetto a Illy con Tondo siamo tornati indietro in modo preoccupante. Il Friuli Venezia Giulia di Illy aveva assunto respiro nazionale e internazionale.
Il movimento “Una regione in comune”, con la lista civica dei Cittadini, avrà un ruolo nelle prossime elezioni?Riteniamo di poter avere un ruolo e stiamo lavorando per essere presenti con la lista civica. Il nostro non è un travestimento, come fanno in tanti: liste nuove ma con gli stessi nomi che girano. No, noi non abbiamo transfughi. Ora stiamo elaborando idee diverse rispetto agli altri partiti.
E con chi staranno i Cittadini, con il Pd? Uno degli aspetti più deludenti di questi anni è stato veder soffocare la nostra lista dal Pd. Abbiamo dovuto combattere in una sorta di contrapposizione con i nostri alleati.
Quindi esclude la possibilità di un accordo? No, inizieremo un dialogo, con proposte concrete, obiettivi programmatici e vedremo se ci sono margini. Intanto il Pd guarda al centro, all’Udc. Ciò ci porta lontano.

L’ipotesi di un ritorno di Illy alle regionali del prossimo anno è fantapolitica? È un problema che riguarda Riccardo, non so se voglia ripetere l’esperienza. Ma sarebbe auspicabile vista la sua capacità e le relazioni che ha costruito per questa regione. E saprebbe fare tesoro di errori del passato. Una sua candidatura è difficile, ma non impossibile.

Ci sono contatti, qualcosa si muove nel centrosinistra in questo senso? Credo solo a livello personale. Però c’è un altro problema: il Pd si crede autosufficiente e vuole esprimere un suo candidato.

Il segretario regionale Debora Serracchiani? Ha altre ambizioni, come noto, io la vedo a Roma.

In questi mesi si è molto parlato di costi della politica e della necessità di ridurli. Cosa pensa? Provo fastidio. Ricordo quante difficoltà ho avuto con il mio libro bianco, ora sono tutti poco credibili perché sono sempre gli stessi che mollano a brandelli quello che possono. Non c’è da fidarsi di chi in passato ha avuto atteggiamenti contrari alla trasparenza e al ricambio.

Gianpaolo Sarti
Il Piccolo
14 maggio 2012

ASSEMBLEA PROVINCIALE PORDENONESE

L’Assemblea Provinciale della Associazione si terrà giovedì 7 giugno, con inizio alle ore 20.30, nella sala riunioni della Coop di Castions di Zoppola.

Un momento importante

I risultati elettorali in Provincia di Pordenone hanno rafforzato in modo significativo il ruolo delle liste civiche, ciascuna con la propria specifica autonomia e spesso in coalizioni costruite con un lungo lavoro. Sono stati conquistati Comuni da molto tempo in mano ad amministratori non qualificati, come Azzano X e Casarsa. In altre votazioni si sono conseguiti risultati di tutto rispetto, come a Maniago. Altro dato essenziale, che si affianca a precedenti esperienze come San Vito e Sacile, è costituito dalla consistenza numerica dei voti conseguiti  dalle liste civiche: esse segnano ormai una presenza costante e forte nel panorama pordenonese. Esempio di autonomia e partecipazione, al fuori degli ambiti chiusi di troppi partiti.

Un momento difficile

La diminuzione della partecipazione al voto è un dramma (solo 6 su 10!) perché indica uno scarto negativo tra cittadini e gestione della cosa pubblica. E’ qui che bisogna intervenire, lavorando perché la partecipazione alla vita politica aumenti. Una comunità regge solo se i cittadini sentono come propria la gestione di quello che è di tutti: in comune, appunto.
Tanto più che la attuale e prolungata crisi spinge alla riscoperta della cooperazione e della solidarietà, richiede sobrietà massima agli uomini politici. In questo senso ribadiamo la nostra assoluta contrarietà a mantenere vitalizi e poteri incontrollati nella scelta delle cariche in società pubbliche nella nostra regione. Qui è la radice della disaffezione dalla politica; quando si vede che, in una crisi nera, ci sono alcuni che vogliono mantenere i loro privilegi.

LA RIFORMA DELLE PROVINCE

A far notizia non dovrebbe essere l’impugnativa del Governo della LR n. 3 del 9 marzo 2012 “Norme urgenti in materia di autonomie locali”. È l’inevitabile esito, da noi ampiamente previsto, di una disciplina delle modalità di elezione, formazione e composizione degli organi di governo delle Province difforme rispetto alle disposizioni introdotte dal decreto legge n. 201/2011.
A far notizia dovrebbero essere invece, a due mesi dall’approvazione della legge regionale, i risultati della concertazione in salsa friulana avviata dall’assessore alle Autonomie locali Garlatti e prodromica alla rapida presentazione di un disegno di legge di riforma. Concertazione che prevedeva l’istituzione di due tavoli distinti. Un tavolo Regione-Comuni ed un tavolo Regione-Province.
Ebbene questi tavoli, se pur formalmente costituiti, non si sono ancora neppure riuniti! Sarà forse perché in realtà, per ciò che attiene le Province, la “rivoluzionaria” riforma che verrà partorita da questa maggioranza consisterà al più nell’attribuzione alle Province di qualche nuova competenza dismessa dalla Regione o da qualche ente inutile?

Il gruppo consiliare Cittadini Libertà Civica crede, all’opposto, che la nostra Regione Autonoma, avendo competenza primaria in materia di ordinamento degli enti locali, non dovrebbe perdere l’occasione per portare a compimento il percorso riformista avviato con la legge regionale 1/2006 (Principi e norme fondamentali del sistema Regione – autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia) affrontando una volta per tutte il problema del governo di area vasta.
La possibilità di mettere in discussione il ruolo delle Province rende oggi più facile che nel 2006 affrontare tale problema.
In quest’ottica non si tratta, a nostro avviso, di abolire le Province, ma di modificarle in modo sostanziale. Di modificarne la natura. Proprio perché possano concorrere a risolvere le problematiche di area vasta (che certamente non troverebbero soluzione con l’abolizione delle Province).
In questo senso, prima di discutere delle modalità elettive, vanno delineati i tratti essenziali che l’ente provinciale dovrebbe assumere e che a nostro avviso potrebbero essere i seguenti:
1) un ente essenzialmente sburocratizzato e privo di competenze di amministrazione attiva. Amministrazione attiva che deve competere essenzialmente ai Comuni in forma singola ed associata;
2) un ente la cui competenza si risolva nell’essenziale funzione di coordinamento e di programmazione degli interventi di area vasta.

Se veramente si vuole attuare una riforma delle Province in questa legislatura il tempo degli annunci si è ormai consumato.

LE NOMINE NELLE SOCIETÀ PARTECIPATE

Come era purtroppo prevedibile, l’Aula ha approvato una disciplina delle nomine negli organi esecutivi delle società partecipate che conferisce il potere di nomina in via esclusiva e su base fiduciaria al Presidente della Regione.
Prendiamo atto dunque che neppure in una fase così delicata della vita politica del Paese e della nostra Regione si vuol comprendere la necessità di tenere separate politica ed amministrazione. Separazione tanto più importante nei confronti delle società partecipate e che sarebbe stata garantita da un nuova procedura di nomina degli amministratori centrata sul ruolo di filtro della costituenda Autorità di garanzia indipendente. Autorità alla quale sarebbero stati affidati i compiti di esaminare i curricula e predisporre l’ elenco dei candidati idonei. Oltre al voto contrario del PDL e di altri consiglieri di maggioranza, si è manifestata la netta avversità alla nostra proposta del Partito Democratico.
Alle obiezioni sollevate in particolare da parte del capogruppo del Partito Democratico Gianfranco Moretton, secondo il quale la nostra proposta sarebbe “vecchia”, inutilmente complicata e costosa, ci sentiamo in dovere di replicare che di “costoso” c’è evidentemente solo la rinuncia a nominare, quando è il proprio turno, secondo logiche, quelle sì, vecchie e che nulla hanno a che fare con merito, competenza e trasparenza.

QUALE FUTURO PER IL CONSULTORIO FAMILIARE DI PORDENONE?

Rispondendo all’interrogazione a risposta immediata presentata dal consigliere regionale Piero Colussi (Cittadini-Libertà Civica) nei giorni scorsi sull’ipotesi di riorganizzazione dei servizi territoriali del distretto sanitario di Pordenone ed in particolare sul rischio di dispersione del Consultorio familiare, oggi in aula l’assessore regionale Elio De Anna, che sostituiva il presidente Renzo Tondo impegnato a Roma, ha affermato che l’attività del consultorio non verrà smembrata e che verrà spostata in via De Paoli dove oggi opera il Centro di Salute Mentale.
Riguardo poi l’ipotesi suggerita dallo stesso consigliere Colussi e sollecitata anche dai sindaci dei comuni del distretto urbano (Pordenone, Porcia, Cordenons e Roveredo in Piano) di utilizzare per ospitare questi servizi il secondo piano del padiglione G dell’Ospedale Civile, la Giunta regionale ha riferito che tale ipotesi è stata valutata già nel corso del 2010 dalle due aziende pordenonesi, ma che non è stata ritenuta praticabile per i costi relativi ai necessari lavori di sistemazione. Costi valutati in diverse centinaia di migliaia di euro.
Piena condivisione, invece, è stata espressa dal consigliere Colussi in merito alla decisione di collocare il Centro di Salute Mentale in via Montereale a fianco dell’attuale sede del Centro 24 ore così come richiede il Piano Socio Sanitario Regionale.
Riguardo infine il destino del Dipartimento di Neuropsichiatria Infantile, oggi ospitato in maniera del tutto inadeguata – causa le barriere architettoniche esistenti – in un condominio di via Oberdan, sembrerebbe che l’ipotesi più probabile sia quella di un ritorno a Villa Carinzia dove un tempo era operativo il CASP di proprietà della Provincia di Pordenone.
I nodi non sono ancora tutti sciolti e sono in corso – a quanto sembra – ulteriori verifiche: l’ipotesi illustrata sembra però scongiurare quella sciagurata idea di smembramento del Consultorio Familiare.

 

Noi vogliamo…Duino Aurisina comune virtuoso

Nell’ottica delle nostre iniziative politiche in seno al programma elettorale che abbiamo presentato, la lista civica “Libertà Civica” intende promuovere il Comune di Duino Aurisina – primo nella nostra Provincia – tra i cosiddetti “comuni virtuosi” certificati ISO 50001, quelli cioè che si impegnano ad ottenere un sensibile miglioramento nella gestione dell’energia, attraverso un’attenta programmazione e la messa in opera di tutta una serie di interventi finalizzati a tale scopo. Ne sono un fulgido esempio molto recente i comuni diMoneglia (provincia di Genova) e di Montaione (provincia di Firenze).

 

Per fare ciò si passa attraverso il cosiddetto Patto dei Sindaci, il progetto dell’Unione Europea che coinvolge le amministrazioni locali nel raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto o, meglio ancora, dell’obiettivo noto come “20/20/20” – approvato dal Parlamento Europeo a fine 2009 –, ovverosia ridurre del 20% delle emissioni di gas a effetto serra, portare al 20% il risparmio energetico e aumentare al 20% il consumo di fonti rinnovabili entro l’anno 2020. Una sfida certamente ambiziosa, ma siamo già nel 2012 e le maggiori e più incisive attività in tal senso vanno inderogabilmente realizzate nel prossimo quinquennio, per non restare troppo indietro, ma soprattutto perché c’è il tempo sufficiente per cambiare leggermente rotta, qualora una delle tante strade scelte si rivelasse inadeguata.

I comuni firmatari del Patto dei Sindaci – decisione che viene presa del Consiglio Comunale – si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 di più del 20% entro il 2020 attraverso l’efficienza energetica e azioni di promozione dell’energia rinnovabile; va costruito un opportuno sistema di gestione energetica del patrimonio immobiliare comunale e dell’illuminazione pubblica, ma è anche necessario realizzare un’adeguata pianificazione e regolamentazione di tutte le attività sul territorio, atta al monitoraggio ed alla riduzione dei consumi energetici (e conseguentemente delle emissioni di gas serra).

Nel percorso ci si avvale di un attivo supporto tecnico-logistico sia da parte della relativa Commissione Europea, sia dagli altri Comuni che già fanno parte del progetto, ma anche dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), soprattutto in merito alle fasi più delicate, consistenti nella preparazione dell’inventario di base delle emissioni su scala locale, del piano di azione per l’energia sostenibile e delle procedure di contabilità ambientale.

A tutt’oggi dei circa 8.000 comuni italiani, sono circa 1.300 quelli che hanno aderito al Patto, ancora nessuno di quelli della Provincia di Trieste.

Secondo noi è un passo da fare, perché oltre a risultati praticamente immediati in fatto di risparmio energetico (ed economico) e di riduzione delle emissioni inquinanti, vi sarebbero notevoli ricadute dal punto di vista dei benefici alla salute pubblica, oltre che occupazionali.

NUOVE NORME PER LE NOMINE NELLE SOCIETÀ DELLA REGIONE

In occasione dell’avvio dell’esame del disegno di legge 131 sul riordino e la disciplina della partecipazione della Regione in società di capitali, il consigliere dei Cittadini-Libertà Civica Piero Colussi ha chiesto l’abbinamento della proposta di legge n. 7 presentata l’11 giugno 2008 assieme ai colleghi Alunni Barbarossa, Agnola e Corazza concernente “Nuova disciplina delle nomine di competenza regionale”.
La proposta di legge, oltre ad ampliare concretamente la platea delle persone che possono aspirare a una nomina, consente al Consiglio regionale, alla Giunta regionale e alla Giunta per le nomine, che conservano la responsabilità di assumere le decisioni, di disporre di migliori, più omogenei e congrui elementi di valutazione delle professionalità e delle competenze e di indicazioni oggettive sulla misura dei compensi.
Nel dettaglio, gli elementi che caratterizzano la legge sono:
– la pubblicazione entro il 30 ottobre di ogni anno dell’elenco delle nomine che saranno effettuate nell’anno successivo;
– la possibilità per ogni cittadino che ritiene di avere requisiti, appartenga o meno a un partito, di proporsi per un incarico presentando il proprio curriculum secondo un modello uniforme;
– la non cumulabilità degli incarichi;
– il limite massimo di due mandati;
– la costituzione di un’Autorità di garanzia alla quale è affidato il compito di:
esaminare i curricula;
predisporre l’ elenco dei candidati idonei;
fornire all’organo deputato alla nomina indicazioni sulla misura dei compensi per ciascun incarico;
compiere verifiche imparziali sull’operato e sull’efficacia della gestione delle società e degli enti.
La proposta di Legge fornisce inoltre precisi criteri di incompatibilità con le nomine escludendo, ad esempio, i soggetti che hanno riportato condanne, anche non in via definitiva, per reati che prevedono una pena superiore nel massimo a cinque anni, per reati contro la pubblica amministrazione o per reati fiscali.

Chiedendone l’esame abbinato con la legge sulle partecipazioni regionali, Colussi ha dichiarato: ”E’ una proposta di legge presentata nella legislatura precedente dal Gruppo dei Cittadini, un’ eccellente base di partenza per il legislatore regionale perchè rappresenta un passo in avanti in materia di trasparenza. Al pari dei costi della politica, della semplificazione burocratica, del necessario disboscamento delle partecipazioni pubbliche, il tema delle nomine pubbliche rappresenta oggi un tema da trattare con estrema urgenza. E’ importante, infatti, che le nomine non siano più a disposizione esclusiva di chi vive nel palazzo, ma che vengano assegnate secondo criteri di merito anche alle personalità della società civile che dispongano della professionalità adatta».

CONVINTA ADESIONE ALLA PETIZIONE PER UNA SCUOLA REGIONALE FEDERALE

Nel dibattito in consiglio regionale sulla petizione n. 19 “PER UNA SCUOLA REGIONALE FEDERALE, AUTONOMA NELL’ORGANIZZAZIONE, GARANTE DEI DIRITTI DELLA MINORANZA LINGUISTICA FRIULANA” promossa dal Comune di Medea e sottoscritta da oltre 1.000 cittadini, il consigliere Colussi ha dichiarato il voto convintamente positivo del suo Gruppo sui contenuti del documento proposto, ha sottolineato il grande significato della petizione che, nel portare all’attenzione dell’assemblea regionale il tema centrale della scuola e della sua organizzazione in Friuli Venezia Giulia, di fatto indica nella formazione delle nuove generazioni uno dei punti di forza di una strategia di rilancio della nostra specialità.
Per Colussi, inoltre, va percorsa la strada del federalismo scolastico guardando anche a cosa è stato fatto nel vicino Trentino per contrastare la dispersione scolastica e realizzare un nuovo sistema di governance della scuola cui venga riconosciuta, in Friuli Venezia Giulia, autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e sperimentazione.”
“Ma da subito– ha concluso Colussi – in Friuli Venezia Giulia devono essere applicate le leggi dello Stato, ivi comprese le norme di favore contenute nel DPR 81/2009 per i Comuni dove è insediata la minoranza linguistica friulana. Cosa che l’Ufficio Scolastico Regionale, sinora, ha colpevolmente disatteso.”

RESPINTA LA PETIZIONE SULL’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI

Grave decisione del Presidente del consiglio regionale che ha impedito, violando il regolamento consiliare, il voto in Aula della petizione n. 16 “Sì al riciclo totale, no all’incenerimento dei rifiuti”,presentata da un migliaio di cittadini della pedemontana pordenonese.
Che la maggioranza del consiglio, trasversalmente, non avesse la volontà di confrontarsi sul tema assai delicato del rapporto fra salute ed ambiente era chiaro da tempo, visti i ripetuti  e pretestuosi rinvii della discussione (in Aula).
Oggi i miei timori hanno trovato conferma: sul tema dell’incenerimento dei rifiuti prevale ancora l’idea che non ci siano alternative possibili.

L’accoglimento parziale della petizione trasformata – per iniziativa dei consiglieri Galasso, Sasco, Picco e Moretton –  in un ordine del giorno che si limita ad una generico richiamo ad una corretta politica di gestione dei rifiuti, non può certo soddisfare le legittime aspettative del comitato promotore e di tutti quei cittadini che vivono con grande angoscia l’imminente utilizzo del CDR-Q nell’altoforno del cementificio di Fanna (Pordenone).

NIENTE CULTURA, NIENTE SVILUPPO

Occorre una vera rivoluzione copernicana nel rapporto tra sviluppo e cultura. Da “giacimenti di un passato glorioso”, ora considerati ingombranti beni improduttivi da mantenere, i beni culturali e l’intera sfera della conoscenza devono tornare a essere determinanti per il consolidamento di una sfera pubblica democratica, per la crescita reale e per la rinascita dell’occupazione.

1. Una costituente per la cultura
Cultura e ricerca sono due capisaldi della nostra Carta fondamentale. Le riflessioni programmantiche che proponiamo qui cercano di mettere a punto alcuni elementi «Per una costituente della cultura». L’articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi saldamente intrecciati tra loro. Perché ciò sia chiaro, il discorso deve farsi strettamente economico. Niente cultura niente sviluppo. Dove per “cultura” deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per “sviluppo” non una nozione meramente economicistica, incentrata sull’aumento del Pil, che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto del benessere collettivo e ha indotto, per fare solo un esempio, la commissione mista Cnel-Istat a includere cultura e tutela del paesaggio e dell’ambiente tra i parametri da considerare. La crisi dei mercati e la recessione in corso, se da un lato ci impartiscono una dura lezione sul rapporto tra speculazione finanziaria ed economia reale dall’altro devono indurci a ripensare radicalmente il nostro modello di sviluppo.

2. Strategie di lungo periodo
Se vogliamo davvero ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un’idea di cultura sopra le macerie che somigliano assai da vicino a quelle da cui è iniziato il risveglio dell’Italia nel secondo dopoguerra dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando in questo modo sulla capacità di guidare il cambiamento

La cultura e la ricerca innescano l’innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo. La cultura, in una parola, deve tornare al centro dell’azione di governo. Dell’intero Governo, e non di un solo ministero che di solito ne è la Cenerentola. È una condizione per il futuro dei giovani Chi pensa alla crescita senza ricerca, senza cultura, senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale senza vie d’uscita.

Anche la crisi del nostro dopoguerra, a ben vedere, fu affrontata investendo in cultura. Le nostre città, durante quella stagione, sono state protagoniste della crescita, hanno costruito “cittadini”, e il valore sociale condiviso che ne è derivato ha creato una nuova cultura economica.
Ora le sfide paiono meno tangibili rispetto alle macerie del dopoguerra, ma le necessità e la capacità di immaginare e creare il futuro sono ancor più necessarie e non rinviabili. Se oggi quelle stesse città che sono state laboratori viventi sembrano traumatizzate da un senso di inadeguatezza nell’interpretare le nuove sfide, ciò va ascritto a precise responsabilità di governo e a politiche e pratiche decisionali sbagliate Negli ultimi decenni nel nostro paese – a differenza di altri, Francia, Germania, Stati Uniti oltre a economie recentemente “emerse” – è accaduto esattamente l’inverso di ciò che era necessario. Si è affermata la marginalità della cultura, del suo Ministero, e dei Ministeri che se ne occupano (Beni e Attività Culturali e Istruzione, Università e Ricerca) considerati centri di spesa improduttiva, da trattare con tagli trasversali

3. Cooperazione tra i ministeri
Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia. Porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte dell’intero Governo, significa che la strategia e le conseguenti scelte operative, devono essere condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del Consiglio. Inoltre il ministero dei Beni Culturali e del paesaggio dovrebbe agire in stretta coordinazione con quelli dell’Ambiente e del Turismo
Non si tratta solo di una razionalizzazione di risorse e competenze, ma dell’assunzione di responsabilità condivise per lo sviluppo. Responsabilità né marginali né rinviabili. Se realisticamente una vera integrazione degli obiettivi sembra difficile date le strutture relative di potere di ogni ministero e la complessità di azione propria dei ministeri stessi, tuttavia questo non deve diventare un alibi per l’inazione. Al contrario: esso deve imprimere il senso della necessità di favorire ogni forma di sperimentazione possibile che vada nella direzione di una cooperazione tra ministeri, oltre che ripristinare i necessari collegamenti tra Nord e Sud, tra centro e periferie. Si tratta di promuovere il funzionamento delle istituzioni mediante la loro leale cooperazione, individuando e risolvendo i conflitti a livello normativo (per esempio i conflitti Stato-Regioni per le norme su ambiente e paesaggio

4. L’arte a scuola, il merito e la cultura scientifica
È importante anche che l’azione pubblica contribuisca a radicare a tutti i livelli educativi, dalle elementari all’università, lo studio dell’arte e della storia per rendere i giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne traggano alimento per la creatività del futuro. Per studio dell’arte si intende l’acquisizione di pratiche creative e non solo lo studio della storia dell’arte. Ciò non significa rinunciare alla cultura scientifica, che anzi deve essere incrementata e deve essere considerata, in forza del suo costitutivo antidogmatismo, un veicolo prezioso dei valori di fondo che contribuiscono a formare cittadini e consumatori dotati di spitito critico e aperto. La dicotomia tra cultura umanistica e scientifica si è rivelata infondata proprio grazie a una serie di studi cognitivi che dimostrano che i ragazzi impegnati in attività creative e artistiche sono anche i più dotati in ambito scientifico
Una cultura del merito deve attraversare tutte le fasi educative, formando i nuovi cittadini all’accettazione di precise regole per la valutazione dei ricercatori e dei loro progetti di studio. Non manca il merito, nei percorsi italiani di formazione. Lo dimostra il crescente successo di giovani educati in Italia che trovano impiego nelle più prestigiose università di ricerca in tutto il mondo. Ma finché non riusciremo ad attrarre altrettanti “cervelli” dall’estero, questo saldo passivo dissanguerà la nostra scienza e la nostra economia. È necessario, riguardo a ognuno degli aspetti trattati, creare le condizioni per una reale complementarità tra investimento pubblico e intervento dei privati, che abbatta anche questa falsa dicotomia. È la mancata centralità della cultura per lo sviluppo che ha portato a normative fiscali incoerenti e inefficaci

5. Merito, complementarità pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale
La complementarità pubblico/privato, che implica una forte apertura all’intervento dei privati nella gestione del patrimonio pubblico, deve divenire cultura diffusa e non presentarsi solo in episodi isolati. Può nascere solo se non è pensata come sostitutiva dell’intervento pubblico, ma fondata sulla condivisione con le imprese e i singoli cittadini del valore pubblico della cultura. Si è osservato in questi anni che laddove il pubblico si ritira anche il privato diminuisce in incisività, mentre politiche pubbliche assennate hanno un forte potere motivazionale e spingono anche i privati a partecipare alla gestione della cosa pubblica. Provvedimenti legislativi a sostegno dell’intervento privato vanno poi ulteriormente sostenuti attraverso un sistema di sgravi fiscali (in molti paesi persino il biglietto per un museo o un teatro è detraibile). Misure di questo genere ben si armonizzano con l’attuale azione di contrasto all’evasione a favore di un’equità fiscale finalizzata a uno scopo comune: il superamento degli ostacoli allo sviluppo del paese.